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giovedì 30 ottobre 2014

Lo strano caso degli autori italiani che ambientano i loro romanzi all’estero


E’ un fenomeno ormai diffusissimo.
Purtroppo l’Italia, per gli italiani, e le loro fresche menti fantasiose, non rappresenta più un luogo d’ispirazione.
Facciamo parte, sempre più, di un panorama effettivamente e culturalmente influenzato dalle mentalità straniere. Esempio tangibile è l’autorevolezza e la magnifica realtà americana, che ci fa sognare a occhi aperti un magico mondo lontano, ma altrettanto così vicino e originale. I Cupcakes, la moda, la metropoli… Sono solamente alcuni degli elementi che ci vengono in mente se pensiamo alla Grande Mela di cui, almeno in buona parte, siamo innamorati per averla vista in tutte le salse alla televisione e nei film. Ma è proprio questo il punto: la valorizzazione di un luogo.
Come possiamo pensare di riuscire a competere contro i grandi maestri della scrittura, o gli sceneggiatori, che dell’America ne hanno fatto un luogo di molteplici inizi, vivendoci, osservando la gente, assaporando i profumi, l’atmosfera, i colori, i suoni.
La risposta è che non possiamo.
   La voglia di raccontare una trama basandosi sulla cornice armoniosa di un luogo perfetto è forte, ed è legittima. Ma non quando a farne le veci è una persona esterna.
Non un italiano. Perché, penso e sono certa, che lo scrittore italiano è dotato di un potere magnifico che è la creatività e la voglia di raccontare. Spesso, però, si perde e decide di lasciare che la sua mente vaghi in posti a lui congeniati. Zone di una città, o di un paese che vorrebbe visitare, ma che, in realtà, non ha mai messo piede. Rimane solo un sogno.
  Perché dunque ambientare un romanzo in America?
Lo scrittore italiano prende questa decisione seguendo il cuore e i suoi piaceri.


Sant'Agata dei Goti in provincia di Benevento
Eppure esso è in grado di stendere parole come in un’incantevole danza, di menzionare e di parlare di un posto che si trova più vicino di quanto lui creda. Aree urbanistiche italiane, che nulla hanno da invidiare alla grande metropoli americana. Ambienti fioriti di mille colori e sensazioni scaturite dalle campagne lombarde, muse ispiratrici grandiose, o delle colline toscane, arricchite d’oro e dalle forme degli alberi, che crescono in un’elegante composizione naturale. Le tradizioni, la cultura, la musica, le persone. Perché non valorizzare ciò che conosciamo meglio?
Perché non competere con gli scrittori stranieri, i quali hanno saputo come sfruttare gli elementi della loro terra, attirandoci nella loro rete e invitandoci ad approfondire la bellezza delle loro narrazioni?
E’ uno strano caso davvero.
Insomma pensate a come sarebbe scrivere dell’Italia, che di posti belli ne è assolutamente padrona. Partendo dalla punta dello stivale troviamo la Sicilia, fresca e calda allo stesso tempo, dal gusto mediterraneo e luogo d’incontro di antichi popoli che hanno fatto la storia.  Roma, una città la quale storia diviene più imponente della città stessa, i grandi monumenti fanno da sfondo e da casa ad uno dei tanti emblemi italiani che il mondo intero ci invidia. Venezia fatiscente nella sua magica atmosfera tra acqua e terra, e le gondole simbolo di una tradizione centenaria che ancora oggi ci affascina. L’Italia è bella.
Dimentichiamoci dei problemi per un attimo, la letteratura serve anche a questo.
Dimentichiamoci della crisi, delle ingiustizie, del dolore; e se proprio non ci riusciamo capovolgiamo il tutto a nostro favore. Facciamo diventare questo un punto di forza. L’Italia ha bisogno di attenzioni.
I luoghi d’Italia hanno bisogno di attenzioni.
Io già mi immagino un best seller italiano ambientato in una piccola isola paradisiaca d’Italia. Un libro invidiato dal New York Times che non potrà proclamarlo in esclusiva come rivelazione dell’anno.
L’Italia… Ma ve lo immaginate quanto sarebbe bello?
   Comprendo l’esigenza evasiva dello scrittore che vuole a tutti i costi parlare di una località straniera. Comprendo anche la estraneità che si prova nel pensare solamente di porre la propria trama in un contesto a noi più conosciuto. L’euforia nell’immaginare una scena collocata in uno dei tanti boschi nel Michigan. La bellezza del scegliere nomi americani per i propri personaggi.


Sorrento, Italia – Mulino abbandonato dal 1866
Ma vi dirò una cosa.
Spesso e volentieri questa scelta non è poi così credibile.
Non se non conosciamo veramente quello di cui andiamo a descrivere. Non se quei personaggi, a noi tanto amati e che abbiamo costruito pensiero dopo pensiero, non hanno la consistenza giusta. Rimarrà sempre un carattere, seppur nascosto. Come un marchio invisibile ma che è ben percepibile. Il marchio Italiano.
 Perché dunque ambientare un romanzo all’estero?


E voi cosa ne pensate?
Siete d'accordo o pensate il contrario?

Spero di essere riuscita ad ispirarvi.

5 commenti:

  1. Sono assolutamente d'accordo con te su tutto!!! ^^

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    1. Ciao Ilaria,grazie di essere passata! Sono contenta che ci sia qualcuno che la pensi come me!
      Un bacio e un saluto!

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  2. Io penso che ambientare un romanzo in America o in altri posti ha il suo perché. C'è ancora per tutti, o quasi, quel sogno di andare in America, vedere città enormi che qui non ci sono e tutta la cultura che ne consegue. Per il resto concordo sul fatto che anche qui in Italia ci sono posti meravigliosi ma che forse non apprezziamo come dovremmo.. e che è abbastanza assurdo che gli autori che non sono manco mai stati negli stati uniti, si mettono a descrivere quei luoghi come se li conoscessero... ma come si dice? L'erba del vicino è sempre la più verde

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  3. Condivido la tua perplessità, anche io trovo strano ambientare romanzi italiani in paesi stranieri senza che ce ne sia bisogno,ma solo per avere una location considerata più attraente e soprattutto credo che sia pericoloso anche per un autore, maggiormente se alle prime armi, perché parlare di qualcosa che si conosce ma magari superficialmente non aiuta la verosimiglianza del romanzo.

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    Risposte
    1. E' esattamente questo il punto. La credibilità del romanzo, già partendo dal presupposto che si conosce l'autore come italiano (e non straniero), perde molto. Non si riesce ad entrare nell'ottica.
      Grazie del commento, un salutoo

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