"A volte leggi un libro e ti riempie di uno strano zelo evangelico che ti convince che il
mondo frantumato che ti circonda non potrà mai ricomporsi a meno che, o fino quando,
tutti gli esseri umani non avranno letto quel libro. E poi ci sono libri come Un'imperiale
afflizione, di cui non puoi parlare con altra gente, libri così speciali e rari e tuoi che
sbandierare il tuo amore per loro sembrerebbe un tradimento."
mondo frantumato che ti circonda non potrà mai ricomporsi a meno che, o fino quando,
tutti gli esseri umani non avranno letto quel libro. E poi ci sono libri come Un'imperiale
afflizione, di cui non puoi parlare con altra gente, libri così speciali e rari e tuoi che
sbandierare il tuo amore per loro sembrerebbe un tradimento."
Colpa delle stelle
Una bella domanda dal quale incominciare. Ditemi la vostra!
Recensione
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Panorama l’ha definito “un libro devastante e squisito”, due parole che vogliono dir tanto.
Forse era meglio dire “un libro Squisito e (poi) devastante” proprio per via
della trama gioiosa piena di vita, che carica il lettore di mille fantastiche emozioni
per poi giungere ad un finale, invece, assolutamente strappalacrime.
Quando lessi gli ultimi capitoli del libro mi
trovavo in metropolitana e stavo andando in accademia. Stentavo quasi a
trattenere le lacrime. Ma non volevo fare figure e così mi sono controllata. Ma
penso di aver fatto male. Colpa delle stelle è un libro che va letto in tutta
calma (anche se paradossalmente si fa divorare facilmente) in solitudine, ma soprattutto
in una stanza nella quale ci si può sfogare in un pianto liberatorio. E’ uno di
quei libri che rimangono dentro la memoria del lettore, se quest’ultimo è stato
attento da coglierne le sottigliezze poetiche di cui è caratterizzata la
storia. Già dal fatto che una ragazza di sedici anni che ha come unico amico un
libro (titolo “Un’imperiale afflizione”) che ha letto e riletto fino alla
nausea, ci fa capire qualcosa. Poi ci si mette anche il cancro. E poi l’amore.
Tre elementi assolutamente di grande effetto. Non
mi stupisco che John Green sia stato proclamato uno dei migliori autori e una
delle menti più influenti del nostro secolo. Lo scrittore possiede una penna
davvero potente. Stende le parole come se stesse regalando polvere di stelle.
Un linguaggio brillante e colorito. Non ha paura di parlare di una malattia
terminale e lo fa attraverso la mente di Hazel, la protagonista, con una tale
naturalezza e spensieratezza che ci fa sorridere. E a volte anche ridere a
crepa pelle.
Parla di adolescenti, che seppur scossi da una
grave situazione come quella del cancro, non smettono di imparare, di gioire e
di vivere emozioni. Più volte i poveri polmoni di Hazel Grace si sono trovati
sul punto di esplodere!
Ed è bello leggere di quanta voglia abbia avuto (dopo
tanto tempo che non riscopriva l’amicizia e l’amore) di correre, di urlare e di
viaggiare.
Augustus, o meglio Gus, è senza ombra di dubbio il pilastro portante del romanzo. Un
personaggio carismatico che conquista Hazel fin dalle prime pagine e che decide
di farsi carico del suo dolore, sebbene egli si trovi a dover quotidianamente
convivere con una protesi al posto della gamba. E’ una figura quasi eccentrica
nel suo essere.
“[…] Poi Augustus
Waters si è infilato la mano in tasca e di tutte le cose possibili ha tirato
fuori un pacchetto di sigarette. Ha fatto scattare il coperchio e si è messo
una sigaretta fra
le labbra. «Non ci posso credere» ho detto. […] «… AVEVI UN
DANNATO CANCRO e dai
soldi ad una multinazionale del tabacco in cambio della
possibilità di farti venire ANCORA
PIU’ CANCRO. Oh, mio Dio. Ma lascia solo che
ti dica che non essere in grado di respirare
sai cosa fa? SCHIFO. Che
delusione. Che delusione totale.» […]
«Non ti uccidono,
se non le accendi» ha detto. «E non ne ho mai accesa una. È una
metafora, sai:
ti metti la cosa che uccide tra i denti, ma non le dai il potere di farlo.»”
Primo incontro tra
Hazel e Augustus
Ho adorato le varie citazione riprese da versi famosi come
William Shakespeare e i suoi sonetti. I discorsi, le osservazioni e i
particolari mi hanno del tutto conquistata. Ogni personaggio è stato disegnato
magnificamente ed in modo credibile. Forse meno l’amica Kaitlyn, che risulta
come un’ombra nella storia e non le viene dato spessore. Anche se Hazel chiacchiera
con lei, il personaggio risulta estraneo alle vicende, del tutto estromettibile.
Ma a parte questa piccola parentesi, la trama segue il filo logico di una breve
avventura: la realizzazione di uno dei più grandi desideri di Hazel, incontrare
Peter Van Houten ad Amsterdam, scrittore di “Un’imperiale afflizione”. Potrebbe
sembrare banale, ma credetemi, non lo è affatto. La storia prende una piega
inaspettata, giungendo talvolta anche a qualche colpo di scena. Infatti Hazel
rimane delusa nel scoprire realmente chi è il suo autore preferito. E questo
inconveniente riesce solamente a legare ancor più i due giovani protagonisti
che vivono un amore certamente sopra le righe, con nessun altro zucchero
aggiunto. Nessuna sdolcineria mielosa e fastidiosa. Sublime.
Semplicemente una trama che conquista il cuore del lettore
con la sua originalità, la sua spontaneità nei discorsi, la sua accortezza dei
particolari e le vicende pure e felici. Ci innamoriamo anche noi dei protagonisti.
Ci innamoriamo passo dopo passo insieme a loro, e comprendiamo le loro paure,
le loro esigenze e la loro voglia di vita che il tempo, purtroppo, non può
concedere in eterno. Perché il cancro ha fame di vita.
E proprio quando sembra essere tutto perfetto, ci viene
strappata questa gioia.
E dentro il cuore del lettore non può che rimanere il vuoto.
Fortunatamente, però quest’ultimo viene presto rimpiazzato
dalla spensieratezza di Hazel che, nonostante tutto, sceglie di andare avanti.
Un libro che vuole essere una metafora di speranza e di
forza. Già partendo dal presupposto che lo scrittore abbia voluto introdurre un
medicinale veramente funzionante contro il cancro, il Phalanxifor, che però non
esiste, ci fa capire molto di quanto esso abbia voluto dirci. La forza che ha
voluto infonderci. Come un messaggio per indurci a non arrenderci e a vivere a
pieno la vita, prendendo al volo le opportunità che questa ci dona.
Semplicemente grandioso.
VOTO: 5 Stelle/ su 5
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JOHN GREEN è nato nel 1977. È cresciuto in Florida e in Alabama, dove ha frequentato una scuola non molto diversa da Culver Creek, e oggi vive a Indianapolis. “Cercando Alaska” è stato il suo primo romanzo e negli Stati Uniti ha vinto numerosi premi come miglior libro per Young Adults. Nel 2014 diventerà un film della Paramount Pictures scritto e diretto da Josh Schwartz, il creatore di The O.C. Rizzoli ha pubblicato anche Teorema Catherine e Città di carta.
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