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giovedì 26 gennaio 2017

La Fazi ruba un'immagine di un'artista per una sua copertina?

Ieri c'è stato davvero un putiferio su Facebook, un post virale che ha incominciato a girare ferocemente da profilo a profilo. Lettori e specialisti dell'editoria indignati, commenti critici sull'operato e la professionalità di una delle migliori case editrici italiane, la Fazi Editore, si sono abbattuti come una tempesta. La causa? Forse un malinteso, o forse no, scaturito direttamente dalla nota casa editrice che premurosa di pubblicare un titolo decisamente succulento nel panorama letterario, ha dimenticato di prendere le giuste misure di sicurezza. 

La copertina incriminata

"Il caso Maurizius" di Jacob Wassermann, grande romanzo di successo degli anni venti che conta la bellezza di ben 500 pagine, se non oltre, è diventato l'oggetto più discusso delle ultime ore. Il libro, tra l'altro, era stato pure messo in palio sul socialnetwork come abitualmente fa la Fazi, e il tutto è scaturito da quel post. Bisogna capire, prima di affrettarsi a dare giudizi, che possono esserci stati diversi fattori che  hanno sicuramente condizionato questa scelta. La prima tra tutte è che nell'editoria, come in tanti altri lavori, si possono presentare delle urgenze dell'ultimo minuto che infieriscono molto sui tempi di produzione (probabilmente scarsi) e dando modo agli errori di calcolo di incrementarsi. In questo caso, difatti, in un post pubblicato proprio sulla pagina facebook della CE, essa rivelava che vi era stato un cambio di copertina affrettato:

"Per esigenze editoriali abbiamo cambiato la copertina all'ultimo minuto e in quel frangente non è stato possibile contattare l'autore. Abbiamo comunque inserito i crediti dell'immagine all'interno del libro, come facciamo sempre, in vista di un contatto con l'artista, che abbiamo colpevolmente ritardato."


Fatto sta che, giustamente, questa situazione non è andata giù all'artista americano Aaron Westerberg che venuto a conoscenza della cosa lo scorso dicembre ha da subito cercato di contattare la casa editrice per delle spiegazioni. E la situazione si era rivelata ovvia: uno dei suoi ritratti che aveva dipinto prendendo come modello un suo caro amico, era stato usato per la copertina di un libro italiano, "Il caso Maurizius" appunto, e senza previa avvertenza. Preso, editato e stampato. Punto.
Di certo in un mondo ormai popolato dalla tecnologia e dal dominio dell'immagine, specialmente digitale, non è difficile cercare e far propria una fotografia. Tutti lo facciamo, carichiamo su facebook un bel panorama, o il ritratto di qualcuno senza forse neppure sapere chi sia, o chi l'abbia scattata. O a chi appartenga.

"Ho contattato la Fazi e mi hanno detto che avrebbero messo il mio nome sul libro, lo hanno fatto ma io ho chiesto i credit anche in forma di tag sui social media e un compenso, perché mi hanno rubato l’immagine. Non mi hanno mai chiesto di usarla. E’ stato stampato in Ottobre e l’ho scoperto solo a Dicembre." - Aaron Westerberg


E Fazi comunica: 


"L'autore è stato più rapido di noi e a dicembre ci ha scritto chiedendoci un corrispettivo per l'uso della sua opera. A questo punto abbiamo intavolato una trattativa con l'artista per il pagamento dei diritti. Non abbiamo MAI comunicato di non volerlo pagare. La trattativa si è protratta per più di un mese perché, tra festività natalizie e problemi di coordinamento interno, non abbiamo avuto modo di affrontare a dovere la questione. Ci eravamo accordati per risolvere il problema nella prossima riunione."
Alla fine della fiera non si sa quali accordi stiano instaurando la Fazi Editore con Aaron Westetberg, ma un dubbio rimane certamente in sospeso: non sarà la prima volta? 


Una cosa però non gli si può dare torto alla Casa Editrice: "...dobbiamo anche ammettere che la ferocia e la cattiveria dimostrate da persone ignare di tutta la questione nei confronti di professionisti che ogni giorno lavorano con dedizione e onestà, ci spaventa e intristisce terribilmente."
La maleducazione sui social dilaga, ed è spaventosa.


Il post di Fazi Editore 
su facebook
………………………………….

In realtà non è certamente il primo caso che si verifica di appropriazione indebita di immagini, e diciamocelo, non sarà l'ultima. Già prima la Kinder Bueno aveva preso spunto da un disegno che una giovane ragazza del Liceo Artistico di Pavia aveva realizzato e in seguito esposto. Si trattava proprio della pubblicità su cui si poggia lo sponsor "Buono da diventar cattivi" e che mostra un volto diviso in due parti, uno sereno e uno arrabbiato. Questo solo per citarvi uno degli esempi più famosi.

Probabilmente questo post è la prova di come la ricerca vorace di un contenuto originale (di cui parlavo nello scorso post) possa talvolta portare a questo, a chiudere un occhio ben sapendo che un qualcosa creato dall'ingenio di un autore possa essere sfruttato per fini di lucro alla sua insaputa. Giusto ieri girava voce di un possibile blog di libri che si appropria degli articoli faticosamente scritti da altri blogger. Ma questa è un'altra storia!

2 commenti:

  1. Il punto è che, qualsiasi sia stato il motivo del cambio copertina all'ultimo minuto, non si può pubblicare e DOPO proporre un contratto. Hanno fatto uno sbaglio madornale e una figura pessima.

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  2. Ho scoperto tutto questo pandemonio per caso su Facebook, non sono una persona che critica molto queste cose, soprattutto perché non me ne intendo e non so quale lavoro ci sia dietro per arrivare a scegliere/realizzare una cover. Ma il fatto che fosse pronta già ad Ottobre e che l'artista l'abbia saputo solo a Dicembre mi lascia un po' basita, perché capisco la scelta frettolosa della CE ma tre mesi mi sembrano troppi per avvisare chi di dovere :\

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